LEI

Non ha messo il titolo, stasera. Di solito è la prima riga che scrive.
Si siede pigramente, la tazza di cioccolato nella destra, capisco da
pose impercettibili che non sarà un pezzo memorabile. Ogni tanto le
piace, non sentirsi all’altezza.

Finge persino di cercare una soluzione, un corso decente ai suoi
pensieri, ma la noia è per lei un turbamento maggiore dell’emozione e,
come spesso le capita, si perde.

L’ultima volta a un chilometro da casa, lungo una strada che non aveva
mai percorso e di cui era curiosa, senza fare i conti col buio, che di
questi tempi ancora non ti aspetti. Era quasi felice. Cantava. E io
l’ho lasciata fare. Mi piace quando torna bambina e si lascia sfuggire
un commento di troppo o, giustappunto, una distrazione.

C’è arrivata, a casa e ha smesso di cantare, sostando a lungo
nell’abitacolo ad occhi chiusi, con la portiera aperta, ad odorare il
futuro semplice della notte.

Lei è così. Normalmente speciale. Ed io è una vita che l’amo.

Lei non ancora, ma lo farà.

Chiuderà i cieli, spiegherà le vele. Pioverà rose e rane nei giardini.
Scriverà di me, per come sono. E capirà perché, per un tempo che le
sembrò infinito, le chiesi di aspettare.

 

Marzia Franceschini

 

 

 

LEI

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