“SEDUTO AL BAR…VEDIAMO COME VA A FINIRE”

 

Il Caffè è uno dei tanti teatri della nostra esistenza. Topos letterario in uso da sempre, scenario mobile di tante narrazioni. Con al centro una tazzina di caffè fumante si sono infiammati dibattiti, sono nate cospirazioni, rivoluzioni e incontri che hanno cambiato la storia. Eppure, si dice anche ”discorsi da caffè” per sottolineare la futilità di certe conversazioni. Ma succede anche che, seduto al bar, odi racconti sugli aspetti più rovinosi della vita. E’ quanto accade in questo libro, edito in proprio e con una tiratura limitatissima. In “Seduto al bar…e vediamo come va a finire” si stagliano considerazioni e commenti in tempi di crisi economica. La crisi, vero tormentone di questi anni, diventa l’unico collante che lega i vari episodi. <Un libro che si nutre dell’antologia dei miei numerosi incontri, in circostanze anche insolite se vogliamo, che danno vita a voci ed esperienze che traduco o che si traducono da sole in stati d’animo. Episodi slegati tra loro, è vero, ma che hanno come unico comune denominatore i forti o pavidi tentativi per uscire dalla recessione, i commenti a caldo, che dipingo in forma umoristica e ironica > riferisce l’autore, Alessandro Perini. Tutto si svolge nella città di Senigallia – i luoghi son ben riconoscibili da descrizioni minuziose e dettagliate – e i personaggi che si incontrano hanno, nella loro quasi sempre bonaria semplicità e diretta scaltrezza, molta “senigalliesità”, sebbene perlopiù siano solo immaginati. Un lavoro totalmente fatto in proprio che vanta una grafica ed un’impaginazione professionali, qualche refuso nel testo c’è ma è segno anche questo di genuinità. Tra le pagine scorrono gli auguri e le bugie di Gus, l’agitazione di Gastone, Fabri Fibra e il Caterraduno, il caffè con Adriano e il Verdicchio dell’Opera Pia. Si può ridere, ma è sempre un modo per pensare alla precarietà dei nostri tempi e alla, sempre più diffusa, rassegnata accettazione. Un racconto che si sviluppa nell’arco di un intero anno, in odore di caffè, come dicevamo, quasi sempre mesto, amaro. Senza zucchero, appunto.

                                                                                                                                                                                  (l.st.)

 

 

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