JAHVE’, DIO E ALLAH: FALSE DIVINITA’

101 motivi per credere solo nell’uomo

di Dante Svarca

Edizioni ALBATROS 

 

Come scrive l’astrofisica Margherita Hack che ne ha curato la prefazione: questo libro esamina in dettaglio le contraddizioni, le superstizioni di cui sono costellate le religioni, tutte. Particolarmente, nel libro, vengono esaminate le tre più diffuse al mondo: ebraismo, cristianesimo e islamismo. L’uomo è comparso sulla terra due milioni di anni fa e l’idea di dio è apparsa, per la prima volta, 30.000 anni fa. “Abbiamo” dio ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’umanità è sempre più lacerata. L’autore del libro, Dante Svarca – alla sua seconda pubblicazione (dopo Nika, un saggio sulle origni del cristianesimo) – parla di un dio assente dalla vita quotidiana della gente, un dio insensibile al dolore dell’umanità. “L’assente, il latitante, il misterioso, l’inesistente ha fallito”. “Se mai ci fosse stato un dio – afferma ancora l’autore – o qualche altro essere cosciente che avesse contribuito alla creazione della vita sulla terra, da tempo si sarebbe ritirato dalla sua creatura, mortificato dall’insuccesso”. Colpisce duro, Svarca, la sua è una forte critica alle Scritture, cominciando da quelle ebraiche e coraggiosamente e un pò donchisciottescamente impugna un duro attacco teologico, partendo già dalla Creazione “Non ha senso perché la creazione non è affatto un disegno intelligente”. Il titolo del libro “Jahvè, Dio e Allah: false divinità , 101 motivi per credere solo nell’uomo” è esplicito. C’è fin da subito una presa di posizione netta, decisa. In più di 400 pagine – di fruibile lettura grazie anche alla suddivisione in capitoli – si dice molto. E’ pieno di riferimenti, citazioni, c’è tanto studio dietro. Una teoria approfondita e argomentata. Perché, soprattutto per il cristianesimo, è la pratica che ci coinvolge tutti, ma la teoria la conoscono in pochi, anche i più fedeli. Forse se si conoscessero maggiormente certi dogmi, scatterebbero riflessioni e diverse consapevolezze. Per Svarca, inoltre, non può esserci alcun accordo tra fede e ragione così come tra Religione e Scienza “ciò che realmente serve all’uomo non è la voglia di credere, ma il desiderio di capire”. “Tra fede e ragione non può esserci alcun accordo perchè interpretano la natura in maniera diametralmente opposta – afferma Svarca – la fede facendo ricorso alla metafisica, la ragione alla scienza. Le due visioni della realtà sono inconciliabili: la fede spiega la natura ricorrendo al sovrannaturale, a ipotesi indimostrabili (i tuoni, i lampi e la pioggia sono manifestazioni del divino), mentre la ragione lo fa attraverso il sapere scientifico e l’esperienza (formulazioni di ipotesi e loro verifica empirica)”. E cita Schopenhauer: O si pensa o si crede. Togliere dal cielo dio non significa rimanere senza ideali. Scorrendo la prefazione del libro, la Hack scrive: c’è chi si domanda se il credente abbia una sua morale. Una domanda assurda, come se uno dovesse agire in modo onesto e responsabile verso il prossimo e verso se stesso solo per paura della punizione divina. L’ateo agisce eticamente per rispetto del prossimo e di se stesso, libero da dogmi. “Nel cielo bisogna mettere i sogni dell’uomo, i suoi ideali, la ricerca della giustizia, del benessere per tutti, l’eliminazione delle malattie e delle menomazioni, la ricerca di un futuro eterno per l’umanità, di mondo in mondo, di universo in universo”. La sola fede che non deve mai venire meno è quella in noi stessi. Certamente credere è più comodo che dubitare. Sta all’uomo decidere se vuole vivere nella realtà o nella fantasia.

 

Andrea Cesanelli

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