Il progetto dei bambini di una elementare di Osimo è dedicato al pianeta rifiorito durante la pandemia.

Il patchwork fotografico delle allieve e degli allievi delle classi terza A e terza B della scuola primaria “M. Russo” di Osimo (An).

I fiori e le piante spontanee: “papaveri e libertà” cresciuti tra le crepe dell’asfalto, “margheritine solitarie” in angoli dimenticati, l’erba alta tra i gradini di “scale non più calpestate in un vicolo del nostro paese”. Poi gli insetti e gli animali che ci sono più vicini: “una lepre e un cane in un viale di campagna” e ancora cavallette, lucertole, chiocciole, istrici, lepri, cani.

E’ ispirandosi al titolo della copertina di Robinson (inserto di “Repubblica”) del 18 aprile, Là dove c’era l’erba…E’ tornata, dedicato alla capacità della natura di riappropriarsi di città e paesi svuotati dalla presenza umana durante la pandemia, che le bambine e i bambini di due classi elementari di Osimo, hanno realizzato le foto. Guidati dalle insegnanti Silvia Brazzoni e Simona Gabrielli e dalla dirigente scolastica Rosanna Catozzo, gli allievi della terza A e delle terza B della scuola primaria M. Russo della cittadina marchigiana hanno interpretato la didattica a distanza trasformandosi in fotoreporter. “Non è la prima volta che accade; ci piace lavorare sui giornali insieme a loro, perché possano riflettere sull’attualità e rielaborarla a modo loro” spiegano le maestre. Così pur restando nelle vicinanze delle loro case, uscendo per la spesa o una passeggiata con i genitori, o scendendo in cortili e giardini, hanno usato la fotocamera dei cellulari come lente d’ingrandimento per fissare ciò che prima non c’era o ci era sfuggito. Restituendoci la dolcezza del loro sguardo sul vuoto improvviso, su queste giornate insolite e insolitamente silenziose.

Nessuno chiede di avere nuovi giocattoli o visitare parchi dei divertimenti: Nicole, Elisa, Elia, Angelica, Leo e tutti gli altri ci dicono, in una affollata videochat online, che hanno solo voglia di tornare a scuola, rivedere gli amici, giocare a palla. Uno di loro ha intitolato il sui scatto Passero solitario, forse senza sapere di aver citato uno struggente canto leopardiano. Non lontano da dove abitano, a Recanati, il giovane Giacomo in altri tempi e con meno speranze valicava i confini del suo mondo descrivendo un passerotto o un’umile siepe. E come i bimbi di Osimo forse sognava il mare.

Lara Crinò

(tratto da Robinson, la Repubblica di sabato 9 maggio)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *