APRE LA STAGIONE DEL TEATRO LA FENICE

CON “MONSIEUR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO”

DOPO IL FILM ORA A TEATRO 

ANCORA UN APROVA D’ATTORE PER SAVERIO MARCONI

FINO AL 12 NOVEMBRE AL PALAZZETTO BAVIERA

 

“Una storia scritta oggi e pensando a oggi”. È così che Goffredo Fofi definisce nella sua postfazione (Edizioni E/O) il racconto di Èric Emmanuel Schmitt del 2001, portato sul grande schermo nel 2003 (Premio del Pubblico a Omar Sharif come Miglior Attore alla Mostra del Cinema di Venezia).

Gabriela Eleonori e Saverio Marconi, dopo il grande successo di Variazioni Enigmatiche, tornano a confrontarsi con un testo di Schmitt, e questa volta lo fanno con una narrazione intima, che parla agli spettatori guardandoli negli occhi mentre si compie l’affascinante rito tradizionale del tè turco: un procedimento lento, un sapore antico e familiare, durante il quale si snoda, emozionante, la storia.

Il debutto è fissato per il 18 ottobre a Senigallia, ad aprire la nuova stagione del Teatro La Fenice. Lo spettacolo sarà rappresentato, fino al 12 novembre, per un ridotto numero di spettatori, al Palazzetto Baviera, palazzo quattrocentesco, meraviglioso gioiello rinascimentale e ultimo retaggio rimasto di una potente famiglia locale, con pregiati stucchi alle volte risalenti al 1590, da poco restituito alla città dopo un fine restauro.

Lo spettacolo ha ricevuto il patrocinio del Comune di Senigallia in quanto coniuga un’esperienza teatrale di qualità con la valorizzazione della prestigiosa cornice di Palazzetto Baviera, uno dei tesori più belli della città di Senigallia.

Lo spettacolo, dopo Senigallia, sarà rappresentato a Tolentino, 13 e 14 gennaio 2018, tra gli appuntamenti della stagione del Teatro Vaccaj. Anche in questo caso per la rappresentazione è stato scelto Il Politeama. Il progetto, infatti, per la sua atmosfera intima, predilige piccoli teatri o luoghi non deputati all’esperienza teatrale tradizionale, in cui sia più naturale instaurare un contatto diretto e unico con il pubblico.

Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano è la storia di un’infanzia, “l’infanzia che bisogna lasciare” o quella “da cui bisogna guarire”, di un’emancipazione, del superamento delle difficoltà attraverso un percorso di scoperta, di conoscenza di sé e di culture differenti.

È anche la storia dell’incontro tra un tredicenne ebreo e Monsieur Ibrahim – un vecchio musulmano che viene dal Corno d’Oro, proprietario di una drogheria.

Mondi (o sottomondi) che si incontrano, coabitano, in un invito al rispetto delle identità altrui e alla ricerca delle radici comuni “oltre le barriere delle lingue, delle nascite, delle fedi” [G. Fofi, Postfazione]. Una religione fatta di saggezza, lentezza, amore per il bello e per la vita, tolleranza: i «fiori» del testamento spirituale di Monsieur Ibrahim.

DA VEDERE PERCHÉ: la storia di un’infanzia, di un’emancipazione, del superamento delle difficoltà, attraverso un percorso di scoperta, di conoscenza di sé e di culture differenti.

 

 

Stefania Sciamanna, Ufficio stampa e Comunicazione Compagnia della Rancia

 

Locandina dello spettacolo

 

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