Quello che non dicono i media

Le storie vere dietro ogni scatto

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RUGOVO / KOSOVO – 29 GENNAIO 1999

Nel villaggio di Rugovo, nei pressi del confine albanese, operava da mesi una banda di guerriglieri dell’Uck. Durante un rastrellamento dell’esercito Jugoslavo, perdono la vita 24 uomini di etnia albanese e 3 soldati governativi. Per i pochi giornalisti e i monitors dell’Ocse era chiaro che si trattasse di uno scontro a fuoco tra esercito e guerriglia ma sui giornali di mezzo mondo si parlò di ennesima strage di civili giustificando il possibile intervento della Nato contro la Serbia di Milosevic.

 

Location: Polveriera di Ancona
Durata della mostra: dal 6 al 20/10

 

“Effetti collaterali”

“In questo mondo che corre veloce senza approfondire criticamente i fatti, ho scelto di viaggiare in direzione ostinata e contraria. Le immagini di questa mostra, scattate nell’arco di due decenni in quattro continenti sono un atto di testimonianza e di denuncia. Sono immagini vere e per questo “scomode” perché vogliono alimentare in noi la memoria ed una coscienza critica contro la guerra. Sono fotografie scattate da vicino, stando in mezzo alla gente che soffre, condividendo i pericoli, il freddo la fame, percorrendo gli stessi sentieri di fuga, consumando le suole delle scarpe secondo le regole del buon giornalismo, tornando negli stessi luoghi per anni per documentare i cambiamenti. Le fotografie a colori sono state scattate in Afghanistan, Kosovo, Caucaso, Cambogia, Congo, Palestina, Kashmir, Kurdistan, Libano, Ruanda, Bosnia, Uganda, Guatemala, mentre le immagini in bianco e nero sono tratte da un reportage molto drammatico realizzato in Vietnam a 40 anni dalla fine della guerra. Toccano un argomento poco trattato: quello delle conseguenze di lungo periodo della guerra chimica. Tutti questi anni di impegno etico dalla parte delle vittime li ho condensati in un libro “Memories of a war reporter”, un volume che raccoglie le storie umane che stanno dietro ogni scatto. Un libro in cui racconto tutto quello che non dicono i media mainstream”.
(Livio Senigalliesi)

 

LIVIO SENIGALLIESI. Nato a Milano nel 1956 inizia la carriera di fotogiornalista alla fine degli anni ’70 dedicandosi ai grandi temi della realtà italiana usando la fotocamera come strumento di analisi sociale. Dopo anni di militanza nel collettivo del quotidiano il Manifesto, negli anni ’80 amplia il raggio delle collaborazioni e rivolge sempre di più la sua attenzione all’attualità internazionale pubblicando ampi reportage sulle maggiori testate nazionali ed estere.
La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato su fronti caldi come il Medio-Oriente ed il Kurdistan durante la guerra del Golfo, nella Berlino della divisione e della riunificazione, a Mosca durante i giorni del golpe che sancirono la fine dell’Unione Sovietica, a Sarajevo ha vissuto tra la gente l’assedio più lungo della Storia. Ha seguito tutte la fasi del conflitto nell’ex-Jugoslavia e documentato le atroci conseguenze di guerre e genocidi in Africa e sud-est asiatico. Negli ultimi anni ha focalizzato le sue energie su due progetti: quello dedicato alle vittime civili dei conflitti e quello sulla condizione umana degli immigrati seguendo le rotte migratorie nel Mediterraneo e i progetti di accoglienza per i richiedenti asilo nel nostro Paese. Ha ottenuto diversi riconoscimenti sia nazionali che internazionali e oltre alle mostre e ai libri, realizza progetti didattici per gli studenti delle scuole affinché la sua testimonianza diretta avvicini i giovani ai temi della pace e della guerra ed alla comprensione delle migrazioni forzate. www.liviosenigalliesi.com

 

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