RELAZIONE TECNICA RELATIVA AD INDAGINI VISIVE E STRUMENTALI COMPIUTE SU ALBERATURE URBANE IN VIA ANITA GARIBALDI, SENIGALLIA.
Analisi precedenti all’esecuzione dei lavori di rifacimento del manto stradale e dei sottoservizi.
Dott. Agr. Alberto Minelli, Bologna, 1 aprile 2021.

CHI SCENDE DALL’ALBERO E CHI LO BUTTA GIU’
Commenti, Controdeduzioni e Controproposte su scienza e politica

a cura di Leonardo Badioli


Potrebbe apparire irriverente prodursi in note critiche da parte di chi, come noi, non ha competenze specifiche nel merito di cui si tratta; ma non lo è se consideriamo che queste indagini sulle alberature di Via Anita Garibaldi (noi ancora la chiamiamo “viale” intendendo per esso una “strada alberata”) si tengono non nel campo della pura ricerca scientifica, ma in un territorio che si colloca al confine tra la scienza applicata e un’amministrazione pubblica a guida politica. Che si tratti di una zona di dubbia pertinenza e di possibile contaminazione tra i due dominii (tra esattezza e opportunità) è proprio il primo riscontro di queste nostre osservazioni, al termine delle quali, quando risultino corrette, ci sentiremmo di non aver oltrepassato il limite concesso all’opinione avvertita di liberi cittadini.
È ben vero che il presente commento e le connesse controdeduzioni arrivano in ritardo rispetto ai tempi della certificazione scientifica e del procedimento amministrativo; ed è vero che dei 137 pini che guarnivano il viale Anita Garibaldi e i due larghi che il viale attraversa, 61 sono già stati abbattuti: 76 sono ancora in piedi. Ma proprio in considerazione della grande falcidia abbiamo sentito il bisogno di riprendere la questione dal principio, ossia dal suo fondamento scientifico.

Abbiamo già anticipato che in casi come questi non è facile separare gli aspetti scientifici da quelli politico- amministrativi – l’obiettività dalla discrezionalità – ; abbiamo dunque cercato retroattivamente di strecciare i due aspetti indicando però fino a che punto questo è stato possibile e dove c’è invece contaminazione. Si trattava di controllare i referti delle indagini visive e strumentali condotte su 61 pini presenti nel primo stralcio dei lavori: se a queste dovesse necessariamente seguire il loro totale abbattimento, come poi è avvenuto; e se per analogia non debba ora ai 76 restanti toccare la stessa sorte, che concluderebbe l’abbattimento totale dell’alberatura sul viale.

Per una più agevole lettura, nel nostro testo le citazioni testuali della Relazione sono scritte in corsivo.

  1. Un primo sviamento è già contenuto nel titolo del Progetto. Il vero senso delle parole è un altro. Ma perché non chiarirlo per tempo anziché mantenere l’equivoco?
    Leggiamo. Risanamento conservativo e risanamento statico di Via Anita Garibaldi – 28 ottobre 2021: questa è la determina dell’Ufficio Strade, Mobilità, Trasporti e Territorio. Parole rassicuranti circa le
    intenzioni dell’Amministrazione: risanamento conservativo è espressione che solitamente si usa in edilizia, e sta a significare tutti gli interventi che sono rivolti ad assicurare la funzionalità di un
    edificio conservandone gli elementi tipologici formali e strutturali (art.3 del Testo Unico in materia edilizia). Riferita a una via si intende per analogia che si operi per “eliminare eventuali stati di degrado conservando però integralmente la natura e la funzione del luogo, ed evitando trasformazioni anche parziali che possano modificare la sua fisionomia originaria”. Trattandosi di un viale, necessariamente vi si comprendono anche gli alberi. In particolare, poi, l’altra espressione di risanamento statico, anch’essa utilizzata in edilizia, rimanda però direttamente allo specifico di una precisa procedura di risanamento e conservazione delle piante. Un “consolidamento statico” si ottiene da interventi di risanamento quando ci sia una spaccatura tra le parti portanti di un albero, con pericolo di rottura delle branche o dei rami. Chi legge è dunque portato a pensare che il progetto intenda mantenere l’alberatura e curare quelle piante che siano suscettibili di cure appropriate, cercando il più possibile di evitarne l’abbattimento. Cos’altro ci sarebbe, se no, da risanare sotto l’aspetto statico in quel viale? Non sarebbe un miraggio dunque una simile lettura, tanto più che il progetto mette subito avanti che non intende riprogettare il viale, ma disporre interventi previsti per i Sottoservizi: acquedotto, fognatura bianca, fognatura nera, cavidotti illuminazione pubblica e fibra ottica, metano. A smentire ogni diversa intenzione interviene finalmente una comunicazione del Comune di Senigallia del 26 maggio 2022 nella quale si annuncia l’imminente inizio dei lavori “di risanamento conservativo e statico di Via Anita Garibaldi” dove “le fasi propedeutiche prevedono l’abbattimento dei pini”. 2022https://www.comune.senigallia.an.it/risanamento-conservativo-e-statico-di-via-anita-garibaldi/.

Al taglio drastico del senso delle parole a favore di una orwelliana neolingua concorre involontariamente anche lo studio del Dipartimento dell’Università di Bologna, che visita i pini, ne esamina con strumenti alcuni campioni mediamente rappresentativi e prescrive abbattimenti parziali di alberi particolarmente compromessi. A quale scopo? Anche il Dipartimento non aveva colto il vero senso delle parole Diversamente, perché l’Alma Madre degli Studi dovrebbe prestarsi a sorreggere simili equivoci?

  1. Una causatività inversa: il ruolo ancillare degli alberi e quello subalterno dei ricercatori. Le indagini appaiono condizionate dalle aspettative del committente. Lo dimostrano il centramento sulla statica e l’assenza dei molteplici aspetti riguardanti l’albero, comprese le varie forme della nostra convivenza con l’albero, che restano non rilevate.
    Ma già marzo del 2021 il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari (DISTAL) dell’Università di Bologna, su incarico del Comune di Senigallia, aveva condotto esami visivi e strumentali su alberature urbane in via Anita Garibaldi. Ne riferisce il dott. agr. Alberto Minelli, rammentando che si trattava di analisi precedenti all’esecuzione dei lavori di rifacimento del manto stradale e dei sottoservizi. Non però eseguite su tutto il Viale, per il momento, ma solo nel tratto compreso tra via Capanna e via Mercantini, in quanto sarà interessato da lavori di manutenzione straordinaria dei sottoservizi e di rifacimento del manto stradale. Un lettore accorto osserverà subito l’imbarazzo che sta in quel “precedenti a”, e in quell’ “in quanto”, dove il precedere e il motivarsi non determinano l’esito, ma ne sono determinati. In altre parole, il Dipartimento osserva i pini non in relazione a se stessi ma in modo subalterno ai lavori di manutenzione e dei sottoservizi. Le indagini ne risultano condizionate – o quanto meno orientate e limitate nella loro specificità dalle aspettative del committente. Il paradosso diventa più vistoso se per un attimo ci affacciamo sui vuoti che queste indagini evidenziano in nero: la scelta pressoché unilaterale di indagare le condizioni fisiologiche, morfosintomatiche, fitosanitarie, biomeccaniche con particolare riferimento agli aspetti statici intrinseci ai singoli individui; e non per esempio allo scambio O2-CO2; non agli aspetti climatici puntuali ed estesi; non agli aspetti termici, compreso il condizionamento della temperatura che seguirebbe inevitabilmente agli abbattimenti; non alla valutazione filtraggio di particolato; non all’assorbimento dei rumori; non agli aspetti igrometrici; non alla biodiversità locale della specie Pinus pinea, non all’avifauna, della quale, al pari nostro, gli alberi sono habitat. Ma se anche volessimo limitarci agli aspetti statici, mancherebbe comunque il riscontro e la previsione di quanto e come le incalzanti meteore del global warming possano influire sulla stabilità della pianta (questo nonostante nel 2019 sia attestata l’occorrenza di fenomeni di downburst* con caduta di due pini il cui numero e sede però non sono citati).
  • Downburst, definito anche come “raffica discendente”, è un fenomeno meteorologico consistente in forti raffiche di vento discensionali con moto orizzontale in uscita dal fronte avanzante del temporale.

3. Le indagini evidenziano molti punti deboli: osservazioni sul metodo.
Per cominciare, il metodo di rilevamento e le sue circostanze.
«Essendo i lavori urbanistici programmati lungo il tratto di via Anita Garibaldi compreso tra via Capanna e via Mercantini, il DISTAL ha scelto di concentrare le indagini sul patrimonio arboreo localizzato in quel frangente, riservando ad un secondo momento le analisi dei pini ubicati nel resto del viale. Il tratto di via Anita Garibaldi oggetto di interesse presenta n. 61 individui arborei di Pinus pinea, di cui 22 tra via Capanna e via Marche. n. 18 tra via Marche e via La Marca, n. 7 tra via La Marca e via Feltrini e, infine, n. 14 tra via Feltrini e via Mercantini.» «Essendoci un limite al tempo e alle risorse, perciò non essendo sostenibile una verifica strumentale sulla totalità delle piante, si è scelto un campione con criterio soggettivo, in modo che potesse essere rappresentativo di tutto il viale. Innanzitutto, si è stabilito di concentrare gli approfondimenti strumentali esclusivamente nel tratto compreso tra via Marche e via La Marca, poiché ubicato in una posizione intermedia rispetto al tratto oggetto di interesse nella sua interezza. Si è ritenuto che la porzione scelta sia mediamente rappresentativa, poiché investita tanto dai venti di mare quanto da quelli di terra e perché presenta delle piante eterogenee sotto un punto di vista sia morfofisiologico sia dendrometrico. »
Il rilevamento, dunque, è dichiaratamente condizionato dal tempo (climatico? esecutivo?) e dalle risorse (allocate su quale base valoriale?), ossia da due fattori derivanti da scelte politico- amministrative più che non dalla biodinamica delle piante.

Il rilevamento è condizionato anche dal criterio soggettivo che si dice costretto ad adottare, sulla base del quale vengono effettuati gli approfondimenti strumentali. I quali non dovrebbero essere solo “approfondimenti”, ma l’indagine stessa della condizione arborea. Non solo: alla soggettività è sottoposta anche la proiezione dei dati ottenuti in forma di convalida di indagini visive (va’ là ch t’ho vist), siano queste ricavate su tutto il viale, oppure sul primo stralcio dei lavori – c’è un po’ di confusione qui sull’estensività di tali proiezioni o convalide.

  1. Dal particolare al generale. Nell’indagine e nella sua relazione non viene esplicitata nessuna forma di deviazione standard, fondamentale perché siano giustificate le proiezioni di un dato particolare sull’intero.
    «Dodici di diciotto esemplari ancora a dimora sono stati scelti in funzione della loro posizione: 2 piante centrali, 2 in testa e 2 in coda su ciascun filare. Questi sono identificati nel database comunale con i seguenti numeri: 54, 55, 58, 59, 61, 61 [sic], 89, 90, 92, 93, 96, 97. Le piante da sottoporre alle analisi strumentali sono quindi state scelte basandosi sulla posizione all’interno del filare con lo scopo di indagare non solo le performance delle singole, bensì le dinamiche che interessano il filare stesso. In particolar modo, il campione selezionato consente di confrontare i dati tra filari (nord e sud) e tra piante di margine e di centro all’interno dello stesso filare.
    Se comprendiamo bene, la probanza del campione selezionato si estende fino a comprendere i 12 dei 18 del subsettore prescelto per le indagini; la sua autorevolezza estesa ai 61 del primo stralcio di
    intervento e proiettata sui 76 che restano dei 137 complessivi. Ossia un campione di un campione di un campione dell’intero viale.
  2. I risultati del referto sono drastici, ma non distruttivi; gli abbattimenti prescritti sarebbero meno di un terzo nel primo stralcio dei lavori nel Viale.
    Le indagini strumentali erano di tre tipi: tomografia sonica al colletto, tomografia sonica radicale, prova di trazione controllata, questa per saggiarne la resistenza a una forza esterna. I risultati, però, difficilmente riescono ad orientare l’osservazione visiva e poi a convalidarla: hanno confermato l’assenza di anomalie al colletto, hanno evidenziato un apparato radicale precario per il 50% delle
    piante e per il 58% di esse è stato rilevato il raggiungimento dei valori soglia di inclinazione della zolla. La ristrettezza del campionamento e il fatto stesso che i dati grezzi dell’esame della trazione non siano al momento elaborati, fanno in modo che nella Relazione l’ordine del discorso muova principalmente dall’analisi visiva, e che da quella direttamente arrivino le prescrizioni: rimonda del secco, spalcatura, necessità di monitoraggio periodico, abbattimento del 29% delle piante esaminate, pari a 18 alberi – l’integrazione dei dati strumentali ne fa aggiungere 2 – su 61. L’elenco include anche la necessità di ripetere le osservazioni strumentali una volta che i lavori saranno
    terminati – questo malgrado il tipo logico non corrisponda.
    Le conclusioni della Relazione derivano in prevalenza da evidenze visive: La valutazione visiva della totalità delle piante ha messo in luce anomalie e difetti localizzati soprattutto a livello di fusto e chioma, infatti il 90% delle piante presenta il fusto inclinato e/o sinuoso, per un 52% gli alberi sono filati, il 51% presenta chioma asimmetrica e lo stato vegetativo è stentato per il 36% del totale; l’inadeguatezza dello spazio di crescita sia per la parte epigea sia ipogea degli alberi, caratterizzati perlopiù da chiome destrutturate ed in competizione, fusti inclinati e filati e radici superficiali con formazioni nodulari, che provocano ingenti danni alla pavimentazione stradale, ai marciapiedi e, più di rado, ai manufatti. Ora l’integrazione – questa integrazione – dei risultati delle analisi visive e strumentali compiute prima dell’esecuzione dei lavori urbanistici, conduce al prospetto di due diversi scenari: il mantenimento dell’alberata o la sua sostituzione.
  1. Ipotesi di gestione: nessuna indicazione di preferenza tra una e un’altra. Gli scenari offerti dalla ricerca declinano sia la permanenza selezionata dei pini, sia il totale abbattimento. Un’offerta falsamente indifferente: se DISTAL si fosse fermato alle prescrizione ragionata degli abbattimenti e ai suggerimenti per il mantenimento, il Comune avrebbe agito in contrasto con ‘la scienza’ scegliendo di buttarli giù tutti. Invece profilando l’ipotesi di rimozione e di sostituzione dell’alberata, il Dipartimento ha lasciato la porta aperta.
    La prima ipotesi di gestione, cioè il mantenimento dell’alberata, comporta la necessità di potatura delle chiome, come indicato nelle schede di rilievo, e il monitoraggio biennale o triennale delle piante, in base alle prescrizioni assegnate ai singoli alberi, nonché l’abbattimento dei pini sopra citati.
    Considerazione tecnica riferibile agli aspetti statici. Nessun cenno ai benefici che il mantenimento dell’alberata potrebbe invece comportare, qualità dell’aria, clima, umidità, avifauna, tutte cose che interessano non solo le automobili o la mobilità in generale: un viale “di pini” come questo non è fatto solo per essere percorso, ma anche perché ci convivono alberi e persone. Considerate le criticità diffuse su un numero significativo di piante, tenuto conto che l’età di servizio [ma che brutta espressione!] di un pino domestico in ambito urbano è pari a 80-100 anni e, infine, viste le ingenti interferenze con gli elementi inerti urbanistici, è da tenere in considerazione anche lo scenario di gestione che prevede la rimozione e la sostituzione dell’alberata.
  2. Consolazioni. Pensiamo a come sarà il nuovo via(le) che ne verrà fuori. Anche qui ampia gamma di scelta.
    In merito alla specie di nuovo impianto, facendo riferimento all’elenco di specie arboree utilizzabili nella creazione di viali e alberature stradali del “Piano Strutturale del Verde” di Senigallia, si consiglia la messa a dimora di alberi di seconda grandezza su ambo i lati della carreggiata (es. Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Corylus colurna, Melia azedarach) oppure di prima grandezza su un solo lato
    (es. Carpinus betulus, Sophora japonica, Ulmus pumila).
    Tralasciamo di esplorare questa prospettiva riservandola a un prossimo aggiornamento, avendo fin d’ora la convinzione che gli alberi sostituti debbano essere di prima grandezza e dalla grande ombra.
  1. Un bilancio al 20 settembre 2022: siamo arrivati tardi per quasi la metà dei pini del Viale Anita Garibaldi; siamo in tempo per i restanti; raccolta di firme; riconsiderazione delle ricerche a beneficio della conservazione: è questa la vera innovazione.
    Abbiamo scritto queste note quando già i 61 pini oggetto del primo stralcio di intervento sul Viale Anita Garibaldi erano stati abbattuti. Forse è stato proprio lo spettacolo di quegli abbattimenti, triste,
    violento, mal motivato, con la diretta percezione delle prime conseguenze, a farci rompere gli indugi. Una raccolta di firme è stata la prima reazione, che ha reso ai promotori un prossimo contatto con
    l’istituzione; e poi considerare ogni cosa in modo da spostare gli equilibri verso un nuovo paradigma in una prospettiva equilibrata e meno antropocentrica del servizio all’uomo – o, chiarendo almeno
    cosa serve veramente all’uomo -.
    Abbiamo constatato come in ultima analisi il referto sia severo ma non tanto da implicare abbattimenti in numero superiore a un terzo degli alberi campionati. Ma quei 20 da abbattere su 61 riguardavano il primo stralcio dei lavori e non per nulla li hanno abbattuti tutti: restano 76 pini compresi negli stralci successivi, dei quali non sappiamo se la media della precarietà sarà la stessa o diversa, se dovremo ricavarla proiettivamente su quella del primo stralcio (come si paventa al punto 3) o se ci sarà una successiva campionatura; o se, con rescipiscenza, l’autorità comunale sarà indotta a richiedere un esame strumentale di ciascun pino oltre alla valutazione dell’insieme, come noi
    preferiremmo; o, infine, se in barba a ogni altra valutazione anche questi 76 saranno comunque abbattuti.
    In questa incertezza diciamo che le indagini del DISTAL potrebbero sottrarsi al ruolo di foglia di fico al quale erano in tutta evidenza destinate, a favore di una nuova e completa riconsiderazione delle cose da fare. Ecco perché ci siamo così tanto arruffati per conoscerla anche criticamente.
    Troviamo infatti in esse alcuni vuoti già osservati dal relatore dott. Alberto Minelli e altri punti critici che abbiamo invece rilevato noi. In sintesi:
    1) una certa sudditanza della ricerca agli obiettivi dichiarati dei
    committenti, consistente sia nell’avere accettato una scarsa estensione
    della campionatura, sia nel contenuto orientato prevalentemente alla
    funzione statica delle piante; non ignorava infatti il DISTAL che
    l’indagine fosse destinata all’uso della installazione dei sottoservizi e
    solo indirettamente a una riqualificazione del Viale;
    2) per contro, la mancanza di valutazioni dirette dell’oggetto di studio,
    che pure sarebbero state di interesse delle persone in generale e dei
    residenti in particolare: un bilancio delle emissioni per esempio,
    compreso il loro valore economico; l’effetto climatico indotto dalle
    diverse soluzioni, sia diretto che compensativo; il tempo di latenza in
    caso di abbattimento e di sostituzione;
    3) una difficile integrazione dei dati ottenuti attraverso esami
    strumentali (ma di uno dei tre esami, la prova di trazione, non aveva
    ancora fornito i dati) con quelli derivanti dai visuali, aggravata dal
    fatto che non se ne determina numericamente la espansione proiettiva;
    4) una persistenza nella considerazione dell’albero come arredo d’uso a
    termine, dove la nostra scelta è per una ontologia dell’albero,
    indispensabile da guadagnare se vogliamo uscire da una spirale che ci ha spinto troppo in là rispetto alla stessa sopravvivenza di moltespecie, compresa la nostra. Ciò non significa che non ci faremo forti delle qualità della ricerca; tanto più che gli stessi pini sfuggiti alle lame degli abbattitori ci hanno riempito di soddisfazione resistendo tutti bravamente a raffiche di vento fortissime nei giorni della recente alluvione.
  1. Sulla terra di mezzo. Un possibile accordo passa per la contaminazione del sapere e del decidere. Appuntamento a breve.
    Richiamiamo in conclusione il passo introduttivo di questa nostra memoria, dove abbiamo accennato a uno spazio di contaminazione tra scienza e politica. In sede programmatica le due sfere dialogano pur restando ciascuna nella propria identità e funzione; ma in sede progettuale si determina necessariamente un terreno comune di confronto. Si fosse attuata una simile compresenza, forse una parte o l’altra si sarebbero adoperate per conoscere, valutare, rifiutare o adottare le diverse soluzioni possibili al medesimo problema: la convivenza delle alberature, segnatamente del pino domestico, a fianco dei viali. Tale collaborazione non è stata in alcun modo avviata per diverse specifiche ragioni: ne indichiamo qui sommariamente qualcuna riservandoci di discuterne approfonditamente in una successiva nota che intendiamo stilare appena possibile. La principale riguarda le fonti di finanziamento e l’ordine di precedenza che si è data alla scelta di riprogettare il viale Anita Garibaldi. Basta guardare le fonti di finanziamento. Gli investitori sono due: il Comune di Senigallia con 1.457.700 euro e Viva Servizi con 1.585.512 euro per i sottoservizi: Acquedotto: fognatura bianca, fognatura nera; Cavidotti: illuminazione pubblica, fibra ottica, metano.
    E già viene voglia di dire: ma vi pare questo il momento di gettare tubi adduttori di metano senza sapere se mai torneremo a usare questo combustibile nel prossimo futuro?

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