MUSICA PER FILM

Storia, Estetica, Analisi, Tipologie

Le Sfere,49

di Sergio Miceli (Ricordi/LIM,2009)

 

Sergio Miceli (Firenze 1944), titolare della cattedra di Storia della musica presso il Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze, professore a contratto di Storia della musica per film presso il DAMS, Facoltà di Lettere & Filosofia dell’Università di Firenze e presso il Dipartimento LMS, Facoltà di Lettere & Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma, ne è l’autore. Un importante testo dedicato alla musica nel cinema che fa seguito alla precedente pubblicazione Morricone, la musica, il cinema (Ricordi/LIM – Le Sfere, 23). L’ampio volume – ben 1028 pagine – è diviso in tre parti autonome, collegate tra loro attraverso riferimenti tematici, di cui la prima ripercorre le fasi storiche del cinema, dal muto all’avvento del sonoro attraverso i protagonisti delle differenti avanguardie artistiche (George Antheil, Erik Satie, Arthur Honegger, Darius Milhaud, Georges Auric, Jean Cocteau, Guillaume Apollinaire, Marcel Duchamp, Tristan Tzara, Man Ray, ecc..), non tralasciando il contributo di compositori d’area colta (Hindemith, Šostakovi, ecc..), soffermandosi inoltre sui Paesi maggiormente significativi come USA (dalle varie fasi delle generazioni hollywoodiane a autori di musiche d’estrazione colta come Virgil Thomson, Aaron Copland, Leonard Bernstein), Francia (Michel Legrand, Michel Fano, i jazzisti Martial Solal, Claude Bolling, Michel Portal, i compositori G. Auric, A. Honegger, D. Milhaud, Francis Poulenc, Henri Sauget, André Jolivet, ecc..), Italia (l’epoca del fascismo, il neorealismo, Rota, Nascimbene, Morricone, fino a Nicola Piovani e Franco Piersanti, ecc..), Unione Sovietica (Prokof’ev, Šostakovi, ecc..) e Gran Bretagna (Addinsell, Rawsthorne, Frankel, Addison, ecc..), senza emarginare i compositori legati ad altri generi come il jazz, il blues, il rock, il pop o la corrente minimalista che ha tra i suoi protagonisti gli americani Steve Reich e Philip Glass e l’inglese Michael Nyman, collaboratori stabili – questi ultimi due e almeno per un certo periodo – rispettivamente dei registi Godfrey Reggio e Peter Greenaway. La seconda parte è una sintesi delle principali teorie estetiche attraverso la semiologia e l’estetica del suono accompagnate dall’analisi delle forme musicali usate nel cinema e l’esame dei diversi generi musicali quali il teatro musicale, il melologo, la musica di scena, il poema sinfonico, i differenti generi strumentali (toccate, corali, fantasie, ouvertures, partite, ecc..), la musica vocale a cappella, cantate e oratori, liederistica, bruitismo e musica elettronica, generi e forme d’area extracolta. La terza parte, Tipologie, si apre con la danza nel cinema ed è rivolta ai “generi” cinematografici in cui la musica ha assunto un ruolo prioritario: il musical, la commedia musicale, il film di argomento musicale, il teatro musicale e il cinema, il filmopera, musica e cinema d’animazione (dai cortometraggi Disney e MGM al cinema d’animazione sperimentale e d’avanguardia), Quest’opera, pur ricchissima, non affronta volutamente nella sua totalità la cinematografia mondiale, escludendo il panorama sudamericano, balcanico, scandinavo, mediorientale così come l’Estremo Oriente e quindi i vari Tan Dun o Takemitsu (quest’ultimo particolarmente importante per aver composto le colonne sonore di circa cento film, fra cui spiccano le collaborazioni con i registi Akira Kurosawa, Hiroshi Teshigahara, Masahiro Shinoda, Shohei Imamura ecc.). La scelta è stata dettata dalla necessità di andare incontro a quelle che sono le esigenze prioritarie degli studenti universitari, a cui il testo si rivolge unitamente ai cultori di musica e di cinema, proponendosi tra i suoi obiettivi quello di essere una solida guida, semplice nella consultazione ma al tempo stesso esaustiva, attraverso un’analisi che partendo dal cinema muto arriva alla fine del secolo scorso e ai nostri giorni nei tre contesti europeo, russo e nordamericano. Pertanto tutti questi elementi mancanti che insieme andrebbero a completare il panorama cinematografico mondiale potrebbero costituire materiale per un secondo volume altrettanto dettagliato e ricco di informazioni. E questo è il nostro auspicio.

                                                                                                      Paolo Tarsi

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