Sociologicamente interessante, politicamente scomodo

Molti micromondi nella torre di Babele dell’Hotel House di Porto Recanati

 

“480 appartamenti per 16 piani di palazzo, un mondo con cucine dagli angoli opposti della terra, culture e tradizioni di tutto il mondo, musica etnica e colori” così Christian Tasso, fotografo professionista e instancabile viaggiatore, definisce l’Hotel House di Porto Recanati. Sociologicamente interessante, politicamente scomodo e umanamente potente, questa struttura nata alla fine degli anni Sessanta concentra su di sé pregiudizi e attenzioni. Il sociologo Adriano Cancellieri l’ha definito una “torre di Babele cruciforme” tra il mare e le colline: una sensazione che riecheggia in alcune delle fotografie di Christian Tasso che ha voluto e saputo scavare in questa realtà.

L’esperienza di vita vissuta all’interno dell’Hotel House ha permesso all’artista di immergersi appieno, catturando mondi individuali e corali attraverso scatti puntuali, ma al contempo onirici definendo molteplici racconti e storie che si intrecciano quotidianamente. Il fotografo si focalizza sulle interazioni interculturali, in un’alternanza quasi musicale di contrasti sfumati e aperture al dialogo: l’Hotel House emerge sotto una nuova luce, non più come posto pericoloso, bensì come crocevia di culture, esempio di multiculturalità e convivenza. L’artista cattura istanti conviviali e di riposo, pose inconsuete di intere famiglie disposte a farsi fotografare e fidarsi del suo obiettivo: di generazioni che diventano un paradigma fondamentale dell’umanità. Le fitte trame tessute dalle religioni, dalle tradizioni culinarie e dalle abitudini personali si intrecciano in un melting pot compreso prima umanamente e poi artisticamente da Tasso che si spinge oltre al consueto reportage.

Nelle sue fotografie si compensano visioni di un edificio di lecorbuseriana memoria con brandelli di vite, momenti di socialità cercati e forzati condivisi tra circa trenta etnie differenti. L’insolita “casa vacanza” italiana, prima ironica destinazione d’uso dell’abitato, viene spogliata e ripulita dai tristi fatti di cronaca e dai pregiudizi, l’artista si concentra sulle vite, le culture, i vissuti e le generazioni restituendo una composta dignità ai microfoni che compongono la “città verticale” dell’Hotel House, senza scadere in un mero reportage didascalico.

 

                                                                    Federica Mariani

 

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

 

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

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MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

MICROMONDI ALL'HOTEL HOUSE

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