Messaggi dall’aldiqua

Una sequenza logica sull’anidride carbonica

 

Sono stato, tre anni fa, fra i promotori di una raccolta di firme con richiesta di chiarimenti ed espressa preoccupazione riguardo al progetto Sibilla, che si propone di stoccare anidride carbonica di origine industriale negli strati geologici sottostanti un’area di 214 chilometri quadrati che si trova nel mare davanti a Senigallia, venti miglia al largo. Non ottenemmo niente; ma il progetto si è inabissato – immagino – per tornare fuori quando sarà troppo tardi per fare qualcosa. Nell’attesa che tutto avvenga senza di noi e sopra di noi, provo a comporre in forma di appunti una sequenza logica che fornisca un contesto capace di rendere spiegabile quanto si sta facendo. Premetto che niente è accertato in questo campo, a partire dalla stessa tecnica di Carbon Capture & Storage (Cattura e Stoccaggio di Carbonio), che è tuttora alla fase sperimentale. Ciò significa che potrebbero risultare inesattezze e vuoti nella catena delle cause e degli effetti, che proverò ad emendare anche con l’aiuto di chi voglia a sua volta fornire informazioni. Ho scritto all’ARPAM che ha competenze in merito, perché informi circa il punto in cui si trova l’iter della concessione allo stoccaggio. Aspetto risposta. Appena arriva (se arriva) la pubblicherò.

1. Certo, la Conferenza di Parigi sul clima, COP 21, dicembre 2015, ha segnato un passo importante e lungamente atteso: quello in cui un alto numero di nazioni ha assunto impegni di riduzione del gas che producono il riscaldamento della Terra.

2. Si tratta di “procedere a rapide riduzioni in conformità con le soluzioni scientifiche più avanzate”. Il contenuto pratico si restringe nell’acronimo BECCS,  Bio-Energy + Carbon Capture & Storage.

3. Non mi sembra ancora ben definibile il campo in cui potrebbe operare con efficacia la parte BE del programma; né intendo qui affrontarlo qui per il fatto che il luogo in cui vivo è direttamente interessato dalla seconda parte, CCS.

4. E’ questa una soluzione che la UE vorrebbe vedere operativa, sia pure con intento dimostrativo e sperimentale, entro il 2020. Ad essa sono legate molte speranze di cogliere l’obiettivo dichiarato a Parigi: ridurre l’aumento della temperatura ben al di sotto del 2°C. Esiste anche un fattore tempo che non si può ignorare. Il fatto che si parli di “mitigazione” e “adattamento” dimostra che si è già in grande ritardo.

5. Ci furono subito obiezioni al CCS: “false hope” lo definì subito Greenpeace: “falsa speranza”. Le nostre obiezioni di tre anni fa erano così espresse: “Se il CCS serva veramente a ridurre efficacemente una grande quantità di CO2 o se invece è solo un modo di poter continuare a produrne coi sistemi e le quantità di sempre”; “Se gli stoccaggi siano tecnicamente capaci di sequestro permanente del gas introiettato e non costituiscano un pericolo, segnatamente sismico”; “Se questo particolare progetto che ci riguarda direttamente sia del tutto indifferente alla sismicità del luogo”.

8. Il fatto che COP 21 non assuma nessun impegno circa la riduzione della quantità di combustibili fossili non rassicura certo che l’intenzione degli stati firmatari (figuriamoci di quella degli altri come USA e Cina) non sia continuare a spingere in quella direzione.

9. La UE persevera nella lodevole intenzione di mettere sul mercato la CO2 in modo che la spesa di chi supera i livelli stabiliti di emissioni vada a compensare le attività che inquinano meno, come le efficienti e le rinnovabili; nelle procedure d’asta è compresa anche l’offerta di Stoccaggio. Dall’inizio di quest’anno la certificazione è un prodotto finanziario. Sibilla, una volta ottenuta la concessione, vi può concorrere.

10. Altri dubbi sono sorti negli anni più recenti a proposito dell’efficacia degli stoccaggi: il fatto, per esempio, che la CO2 stoccata mineralizza molto meno di quanto ci si aspettava.

11. Altri studi a partire dal 2012, americani e non solo, riguardano la pressione che si esercita nell’iniezione di fluidi negli strati geologici: comuni al fracking e a ogni estrazione di petrolio e gas, che non possano determinare attività sismiche di origine antropica. Su questo punto in Italia è tutto un silenzio: solo la commissione Ichese, che indagò sul Cavone presso Modena in seguito al sisma di quell’anno, nelle sue conclusioni non escluse un possibile esito sismico di simili attività.

12. Independent Gas Management, connessa con la società Rivara, operava in quei luoghi come esperta in stoccaggio negli acquiferi. La ebbe sospesa. La stessa società ha ottenuto il permesso di ricerca per Sibilla, certificando nella relazione geologica che l’area interessata non è, o è solo minimamente sismica”.

13. Difficile invece cacciare il pensiero che non sia sismica questa area marina. I geologi che si sono interessati della microzonizzazione sismica di Senigallia hanno confermato la responsabilità di una faglia chiamata appunto “Senigallia” nel terremoto del 1930. Ma, come conferma l’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia, la gran apre delle conoscenze sismiche in mare proviene dall’attività di ricerca del petrolio e del gas. Come dire che gli istituti pubblici non sono terzi rispetto al problema.

14. Difficilmente possiamo pensare che una faglia (individuale?) per suo conto si metta a generare terremoti; più giusto pensare ad aree sismiche estese, come è quella che si trova tra Ancona e Rimini, e particolarmente tra Pesaro e Senigallia.

15. Operativamente Sibilla si propone di stoccare 100, 200, 300 tonnellate di CO2 all’ora facendole passare attraverso il pozzo Cornelia a due chilometri sotto, entro una faglia inversa parallela a quella indiziata del terremoto del ’30.

16. Se queste preoccupazioni fossero fondate, avremmo due situazioni convergenti: l’iniezione di gas innesca terremoti anche di notevole consistenza a distanza; o un terremoto squassa il serbatoio e lascia fuoriuscire il gas. Che non è velenoso ma asfissiante. Come minimo lo stoccaggio non sarebbe servito a niente.

17. Ora, si sa (Yossi Cohen, Ostacoli naturali rendono inattuabile il sequestro a lungo termine dell’anidride carbonica di origine industriale, 2015) che il CCS si rivela utilissimo per le centrali elettriche che trattano il  carbone per renderlo pulito. Noi abbiamo Brindisi, una delle centrali elettriche a carbone più grandi d’Europa.

18. Conclusione: se si tratta di affrontare situazioni di tale rischio allo scopo di salvare il resto del mondo dall’effetto serra, ne possiamo anche ragionare; ma se si tratta di rischiare tutto questo solo per permettere ai produttori continuare a inquinare come sempre hanno fatto, dico subito che non sarò certo io il primo a dire di sì.

19. A che punto è il percorso di approvazione di Sibilla? E’ quello che ho chiesto all’ARPAM.

 

Leonardo Badioli

 

Contro_SIBILLA_Senigalliaecomarchenews
Una delle manifestazioni contro le trivellazioni nel Mar Adriatico.
Foto dal blog della Città Futura, ass. politica senigalliese.

2 thoughts on “A che punto è Sibilla?

  1. ANCORA SU CCS SIBILLA
    cronistoria

    2003 – Independent Energy Solutions progetta di stoccare la CO2 prodotta nella centrale API di Falconara nei pozzi semiesauriti di Santa Maria Mare.

    2008 – Nasce ERG RIVARA STORAGE per stoccaggi in acquifero sulla base di esperienze canadesi. Independent Energy Solutions la controlla per l’85%. (Rivara è presso Modena)

    2011 – L’Italia recepisce le direttive europee. Independent Gas Management, che è filiiazione di Independent Energy Solutions, forte del’esperienza di Rivara, propone Sibilla.

    2012 – La Regione Emilia Romagna mette il veto a RIVARA per “rischio sismico”. Malgrado questo i ministeri competenti approvano la compatibilità ambientale di RIVARA. Segue il terremoto in Emilia. RIVARA rinuncia al suo progetto.

    2013 – 7 maggio; il MISE boccia definitivamente il progetto CCS RIVARA.

    2014 – Il Ministeri competenti approvano la compatibilità ambientale di SIbilla e concedono il permesso di esplorazione. Dovrebbe a questo punto aprirsi la seconda fase dell’iter amministrativo: quello che, a seguito di una nuova procedura di VIA, porterebbe alla concessione. A questo punto Independent Gas Solutions risulta inattiva.
    Siamo tuttora in attesa di sapere se e come il procedimento procede.

    2018 – da 3 gennaio l’Emission Trading (il mercato delle quote di CO2) diventa “strumento finanziario”. Ciò significa che diventa possibile trasferire valori inerenti la CO2. Lo strumento di circolazione di denaro della CO2 monetizzata avviene attraversta asta alla qualegli interessati possono partecipare. Anche chi propone stoccaggi.

    (continua: difficile pensare che non continui…)

  2. L’umanità….
    si paga per immagazzinare la CO2 e ridurla in atmosfera? è rischioso, almeno in parecchi casi e anche costoso, ma, al limite al limite, si potrebbe dire:rischiamo se ci salva la vita! ma haimè le cose non stanno così…
    fatto “400” la CO2 in atmosfera, la società Acchiappa_CO2 interra 10 parti del gas serra. Acchiappa_CO2 libera delle quote in atmosfera cosìcché le industrie di uno Stato possono continuare ad emettere tranquille fino a quel 10 interrato. Le sanzioni che lo Stato risparmia per non aver contribuito o superato le quote gas serra vengono in parte utilizzate per pagare Acchiappa_CO2. Ora rischiare terremoti o disastri ambientali per eliminare in maniera definitiva la CO2 dall’atmosfera può avere anche un senso, vivaddio se moriamo di caldo oggi, meglio rischiare qualcosa. Ma se tutto ciò serve solo per continuare ad emettere CO2, senza pagare multe e, dunque, è solo tutto funzionale ad una logica economica che in quanto tale è solo convenzione, dico io, siamo “normali”? Cioè, sappiamo che con questi livelli di CO2 prima o poi schiatteremo e noi che si fa? si gioca in borsa con le quote CO2!!! Consideriamo reale l’economia e virtuale la natura! non ci preoccupiamo di come ridurre definitivamente la CO2 dall’atmosfera, ma ci inventiamo la borsa della CO2! queste sono le quote, se superi paghi, se non superi non paghi. allora io ti tolgo la CO2, cosi tu continui ad emettere; allora io ti pago perchè tu mi togli la CO2, così io emetto senza la multa. Ma la CO2 tu dove la metti? ah sotto terra, in zone sismiche…sti cazzi! Così inquinati sopra e sotto in una sorta di soluzione sovrasatura, con rischio terremoti altri danni ambientali!!! dei geni!!!
    ah! è noto e provato che interrare CO2 e Fracking provoca terremoti anche in zone non sismiche! ma sti cazzi se si salva l’economia…perché anche il terremoto rientra nella logica economica!!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *