NELLE MARCHE ABBIAMO MODELLI DA SEGUIRE

VI MOSTRIAMO BELVEDERE DI FABRIANO

DISTRUTTO NEL TERREMOTO DEL 1997

E RICOSTRUITO COME UN’OPERAZIONE DI RESTAURO

 

Solo per ricordare quelli più gravi che si sono succeduti in tempi recenti nell’Italia Centrale: Ancona 1972, Gubbio 1984, Umbria e Marche 1997, L’Aquila 2009; Emilia 2012. Ma poi anche Belice 1968, Friuli 1976, Irpinia 1980 e tanti tanti altri. Con molta fatica e parecchi rinculi ci abbiamo costruito sopra la nostra esperienza di protezione civile e di ricostruzione. Quella del Belice resta nella memoria per un’autostrada che non andava da nessuna parte; quella del Friuli esaltò l’alacrità dei friulani; quella dell’Irpinia fece arrabbiare Pertini; quella dell’Aquila ha lasciato le macerie alla città a favore delle new town di Berlusconi; quella di oggi è affidata con funzione proconsolare a Vasco Errani grazie all’opera da lui svolta per Emilia 2012. Ma lì erano soprattutto capannoni. Quale sarà il modello renziano per la ricostruzione di Amatrice, Arquata e dei tanti paesini distrutti e semidistrutti a fine agosto di quest’anno? E cosa potremo fare adesso per togliere argomenti al sarcasmo di Charly Hebdo?

Abbiamo un gran bisogno di un modello positivo che sia preso ad esempio e che dia speranza alle aspettative di tutti. E siccome questo riferimento c’è, ci siamo permessi una visita ai luoghi delle Marche ricostruiti dopo il terremoto del 1997.

In quella circostanza la Regione Marche mise a punto una metodica per gli interventi post-emergenza. Niente new town: l’unico caso di delocalizzazione è stato quello di Mevale, paesino medievale in comune di Visso. Avevano preparato un progetto bellissimo di restauro dell’intero abitato, ma la zona sismica dava un rischio talmente alto da sconsigliare la ricostruzione nello stesso posto. Per il resto la ricostruzione dal terremoto Marche-Umbria del 1997 era stata ordita come un’operazione di restauro quasi filologico; messa in atto, un’esperienza esemplare. A un capo del filo era il primo piano del Palazzo Raffaello della Regione Marche, dove Mario Conti e il suo gruppo avevano messo a punto una regia operativa che ottenne risultati riconosciuti da tutti e che oggi può essere riproposta come un’esperienza positiva da prendere in considerazione.
“Migliorabile, certo,” tiene lui a precisare, “come avviene per le cose buone”. Ne troviamo riscontri in molti posti, ma in uno particolarmente esplicativo, il paesino di Belvedere sopra Fabriano: interamente ricostruito con un progetto unico, non frammentario, ricostruzione di qualità e partecipativa.

Ci arriviamo col pensiero di Vincenzo Castriconi, uomo che più di altri si era prodigato per far rinascere il suo paese: talmente prodigato che ci siamo chiesti se proprio questo grande impegno non lo abbia fiaccato fino alla resa dopo l’intervento chirurgico subito all’inizio di quest’anno.
La visita al paese rinnova la meraviglia. Qui, dove tutto era crollato, c’è adesso un abitato rinnovato nel segno della continuità, più bello di come era prima ma senza il lustro e la presunzione del nuovo. L’occhio attento e severo di Paola Mazzotti, l’architetto responsabile dei Beni culturali della Regione, non avrebbe permesso nessuno svolazzo, nessuna deviazione.

Entrando in paese ci lasciamo a destra l’area pianeggiante in cui avevano trovato posto prima i container e poi le costruzioni in legno della prima e seconda emergenza; a destra le casette in legno che, completata la ricostruzione, il Comune aveva messo all’asta: una l’aveva acquistata proprio Vincenzo per la sua famiglia, la moglie e le due figlie.
L’occasione del rifacimento generale ha consentito di isolare alcuni tratti di mura castellane che prima non erano in vista; e la nuova pavimentazione è adesso il tessuto connettivo di tutto l’abitato. Le costruzioni ripropongono le forme precedenti e la tabellazione è un contributo della Scuola d’arte di Fabriano. Lungo le tre vie che l’attraversano, difficile pensare che prima c’era un paese distrutto.
“Come vedi, qui non c’è un filo storto”, fa osservare Sara, la figlia di Vincenzo che ci fa da guida, “intendo dire: l’intervento unitario ha consentito di ricostruire il paese come un tutto unico, e non come un insieme di episodi e di iniziative di più difficile coordinazione”. Ed è proprio questo il carattere saliente che ha guidato l’azione di ricostruzione.
“La Regione interveniva consorziando comparti abitativi; qui però è stato possibile costituire un consorzio dei consorzi fino a raccogliere l’intero paese”. Vincenzo era appunto presidente del Coribel, Consorzio per la ricostruzione di Belvedere.
Sarà forse il carattere di questa gente poco incline all’enfasi, ma qui nelle Marche era stato messo appunto tutto quello che serve per intervenire con un programma di ristrutturazione di qualità che potrebbe tornare utile anche oggi. Speriamo che i decisori ne tengano conto.

 

                                                                                                                                           di Leonardo Badioli

 

Belvedere di Fabriano prima della ricostruzione
Belvedere di Fabriano prima della ricostruzione

 

 

Belvedere risanato, dopo la ricostruzione
Belvedere risanato, dopo la ricostruzione

 

             

               ECCO COME SI PRESENTA OGGI BELVEDERE DI FABRIANO

 

 

per la ricostruzione dai terremoti. nelle marche abbiamo esempi da seguire

per la ricostruzione dai terremoti. nelle marche ci sono modelli da seguire

 

ricostruzione dai terremoti. nelle marche ci sono modelli da seguire

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