Matteo Concetti, 25 anni, trovato cadavere nel bagno della sua cella di isolamento lo scorso 5 gennaio nel carcere di Montacuto

L’INTERVISTA alla mamma Roberta Faraglia “Il mio Matteo aveva bisogno d’aiuto l’hanno fatto morire come un cane”

Contro il direttore della casa circondariale di Montacuto. Poi contro gli agenti penitenziari di un istituto a cui manca il 30% del personale. Ma anche contro il tutore legale di un ragazzo giudicato non autosufficiente per problemi psichiatrici. Inoltre, contro il cappellano di questo stesso penitenziario, il più sovraffollato d’Italia, così come contro i due medici che hanno firmato l’uno le dimissioni dall’ospedale di Matteo Concetti, dove era arrivato per un tentato suicidio e, l’altro, l’autorizzazione a metterlo in cella d’isolamento al suo ritorno dietro le sbarre (la sua pena finiva ad agosto). In aggiunta, contro il giudice che ha condannato questo 25enne per rapina e piccoli fatti di droga, nonché contro i vari avvocati che nel corso del tempo lo hanno assistito. Su, verso l’alto nella gerarchia, arrivando al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e finanche alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: Roberta Faraglia, la mamma di Matteo, è arrabbiata con tutti.

Piange, impreca, giura che ogni sua parola è documentata e che non la fermerà mai nessuno. Durante un colloquio in carcere, il 4 gennaio, suo figlio Matteo le ha detto: “Mamma, aiutami. Se mi rimettono in isolamento, mi impicco”. La donna dice di aver richiamato subito l’attenzione delle guardie presenti e del proprio legale. All’alba del giorno dopo, una telefonata però l’ha avvertita che non aveva fatto in tempo. I reclusi a Montacuto erano passati da 316 a 315. Matteo si era impiccato nel bagno.

Signora Favaglia, suo figlio ha manifestato chiaramente l’intenzione di uccidersi?

“Aveva già tentato il suicidio nel 2017. Pochi giorni prima che morisse, si era fatto dei tagli alle braccia. Voleva lo curassero per il suo disturbo della personalità. Erano giorni che diceva di vedere persone morte che gli porgevano una corda. Anche quando ha detto che si sarebbe impiccato, voleva solo aiuto. Io ho implorato tutti. Lì c’erano due guardie e un infermiere. Nessuno ha mosso un dito. Matteo mi ha chiesto di contattare la senatrice Ilaria Cucchi, per sollevare l’attenzione del suo caso. Ci ho messo meno tempo io, da semplice cittadina, a trovare Ilaria, che loro a trovare un medico”.

Era in isolamento per aver aggredito un agente della penitenziaria?

“Aveva buttato per terra tre sgabelli. Non ha aggredito nessuno. Protestava per le condizioni infernali che ci sono lì dentro. Niente servizi, riscaldamento, ma sovraffollamento e malattie. Quel giorno mi ha detto: qui c’è gente che sta peggio di me e non ha nemmeno una madre a cui rivolgersi. Mi ha raccontato che la cella d’isolamento è nel sotterraneo, senza lavandino e senza termosifone, e che per portarcelo lo hanno schiaffeggiato”.

Suo figlio era una persona violenta?

“Mio figlio era malato psichiatrico. Lo Stato lo ha ucciso, incominciando ad ammazzarlo quando aveva 13 anni. Il disturbo si è manifestato e con questo sono arrivati i problemi con la giustizia. Per quanto abbia cercato assistenza, è stato lasciato solo. Poco prima di uccidersi, ha chiesto al direttore del carcere di telefonarmi, ma mi ha detto che non gliel’hanno permesso. Io ho chiamato il cappellano per intercedere. Mi ha risposto che non poteva perché era la Befana”.

La procura ha aperto un’inchiesta contro ignoti per istigazione al suicidio. Spera di avere giustizia?

“Non mi fermerò finché non ce l’avrò. MI rivolgerò direttamente alla presidente Meloni e al ministro della Giustizia Nordio. Voglio sapere perchè mio figlio è stato lasciato morire come un cane”

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