La giustizia

 

La vita, almeno la mia, è scandita da partenze. Iniziare è un verbo la cui originaria accezione è “entrare con cautela”. Allo stesso modo le esperienze significative e durature sono state per me proprio quelle che fin da subito esigevano costanza di impegno e responsabilità e che così facendo nutrivano il desiderio di essere condotte fino in fondo. Affacciandomi con rispetto su un mondo completamente nuovo mi iscrivevo all’università. A venticinque anni molti ritenevano che fossi fuori tempo massimo, ne avessi avuti cinquantadue avrei obiettato che la mente e il cuore non vanno in climaterio. Sostenni diritto privato come primo esame, promettendomi che se non l’avessi superato avrei mollato gli studi. Il privilegio di avere un lavoro che mi piaceva fu determinante per la produttività su tutti e due i fronti. Osservavo nella quotidianità e in ogni tipo di rapporto umano la replica di quello che sottolineavo tra le pagine del Galgano, quasi con accanimento, sui tavoli dall’equilibrio incerto della vecchia biblioteca Antonelliana. Usando colori diversi, appunti, grappette applicavo segni che dalla carta si erano già puntellati altrove, in quel senso di giustizia che trascende dalla morale e persino dall’etica, innato ma poco coltivato, per certi versi persino in disuso.

Il tempo si è mosso, intanto. Rallentando nei momenti bui perché non ci vedeva, accelerando nelle urgenze e nei soccorsi, disinteressandosi dello spirito, che a causa delle grida, troppe, troppo alte, si ritraeva in silenzio. Il tempo non giova alla giustizia, ne muta i presupposti e insieme gli usi, ne stempera la volontà, ne irretisce lo scopo. Ci scivola addosso sempre meno denso e sempre più trasparente; ma c’è e c’è per ognuno un momento di ritorno, un tuffo al cuore. E’ un’illustrazione, un verso, Marco Aurelio, il titolo di un giornale o uno sguardo sconosciuto per strada. Un clacson, una vetrina, un mendicante, una cosa che punge oppure brucia. Comunque sia fa male. Il male fa bene alla giustizia, le dà un senso. Distoglie dal torpore dell’indifferenza e dall’abitudine, ci spintona in noi stessi senza convenevoli, offrendoci un’occasione. Quale lo decidiamo noi.

 

Marzia Franceschini

 

Vivian Maier_ecomarche
“Il tempo non giova alla giustizia…ci scivola addosso sempre meno denso e sempre più trasparente…E’ un’illustrazione, un verso, Marco Aurelio…uno sguardo sconosciuto, un mendicante…”. Photo di Vivian Maier

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